venerdì 8 luglio 2011

Augusto De Luca : La leggenda del Cacciatore di Graffiti

a cura di Isabella Barbato
Per il Luglio Fotografico di Effe Project abbiamo voluto raccontare nei giorni scorsi uno dei maggiori esponenti dell’arte visiva contemporanea: Augusto De Luca, noto anche come il Cacciatore di Graffiti. Partenopeo, laureato in legge, fotografo, artista, performer di se stesso, e promotore della Street Art. Noto per la sua naturale capacità di reinventasi,trasformarsi e produrre idee. De Luca, cordiale e verace, si racconta in una lunga intervista, tra fotografia, ricordi, passioni e progetti.

Sul set con Carla Fracci
 Dalla laurea in giurisprudenza alla fotografia, dalla fotografia alla caccia ai graffiti, e poi performer, collezionista, musicista. Ma Augusto De Luca prima di ogni cosa è …?
Tutte queste cose le ho dentro e rappresentano più parti di me, riaffiorano alternandosi nella mia vita, ma in contro corrente, totalmente fuori moda e forse ridicolo per gran parte del mondo, prima di ogni altra cosa io mi sento figlio di Dio, avendo scoperto e apprezzato da non molto " l' amicizia" con Gesù Cristo che mi dona una pace e una serenità che certo non avevo quando rincorrevo successo, soldi, donne ecc. ecc. Oggi credo che tutto è importante, ma come un bel gioco, ha un'importanza e un valore relativo, sicuramente non assoluto come la conversione.

Lei ha cominciato per gioco “ per acchiappare ragazze davanti alla scuola” eppure la fotografia l’ha portata lontano nelle gallerie del mondo, nelle collezioni private, sui dischi, sui testi d’arte contemporanea. Quali sono i momenti o le persone che hanno segnato il suo percorso di fotografo?
Con Ennio Morricone per il Premio Città di Roma
Sono tante le persone che ringrazio e a cui devo molto. Sinteticamente posso raccontare che ho iniziato per caso e sempre per caso ho cominciato ad amare la fotografia. Nel 1977 venne alla mia prima mostra, allo Spazio Libero di Napoli, il direttore della Kodak Giuseppe Alario, che entusiasta mi presentò Lanfranco Colombo direttore della storica galleria il Diaframma di Milano. Immediatamente esposi alcuni miei lavori a colori. Da quel momento si aprirono molte strade. Andai agli Incontri Internazionali di Fotografia ad Arles in Francia, conobbi la responsabile della Polaroid Colection U.S.A., il direttore della Bibliotheque Nationale di Parigi e cominciarono le mostre un po’ ovunque. L'incontro con il gallerista napoletano Lucio Amelio, poi, è stato determinante. Ho esposto con lui in due occasioni e nella sua galleria, ho conosciuto artisti straordinari come Andy Warhol, Keith Haring, Joseph Beuys, Robert Mapplethorpe, che sicuramente mi hanno insegnato molto anche dal punto di vista manageriale. Grazie alla mia attività ho conosciuto e ritratto anche tanti personaggi del mondo dell'arte e della cultura che mi hanno arricchito con la loro enorme umanità. Da ricordare è l'incontro con Ennio Morricone nel 1996. Da questa collaborazione è nato il libro Roma Nostra Gangemi editore, per il quale entrambi abbiamo ricevuto il Premio Città di Roma. Sempre in quel periodo la Telecom mi incaricò di realizzare le immagini per tre schede telefoniche su Napoli e quattro con le immagini di Berlino, Dublino, Bruxelles e Parigi per una tiratura totale di 19 milioni di pezzi. Tutti collezionavano schede. Questa fu una grande soddisfazione; tante piccole mie foto invasero l'Italia.

Le Ombre su Polaroid di De Luca
Cosa non deve mancare nella fotografia, la tecnica, il gusto estetico o l’idea?
Credo che la fotografia sia innanzitutto un mezzo per conoscere se stessi. Proprio attraverso le immagini ho cominciato a scoprire parti di me sconosciute. Ogni scatto è filtrato da una mia emozione, da un mio desiderio e alcune volte da una mia paura. Nel ricercare inquadrature particolari, nel preferire alcuni tagli e oggetti ad altri, ho intuito cose che forse avrei capito solo facendo psicoanalisi. La fotografia per me è un ottima psicoterapia. Credo che la tecnica, il gusto e l'idea, servono, ma come il contorno che accompagna una pietanza,c'è bisogno innanzitutto di passione e sensibilità.



Gli scatti monumentali
E qual è il suo stile, cosa le piace guardare e cosa la incuriosisce?
Ogni volta che ricomincio a fotografare nasce in me un’intuizione, si accende una lampadina e subito dopo, tutto è chiaro per un altro lavoro. Di volta in volta cambio "obiettivo" e sono attratto da segni e contenuti nuovi. Il critico Giuseppe Turroni attribuiva alle mie immagini una matrice neo classica, io credo che sia più marcata, specialmente nei lavori a colori, una vena metafisica, onirica. Mi incuriosisce la ricerca. Nelle mie polaroid "ombre" della metà degli anni 80' ad esempio, l'ombra viveva autonomamente dal soggetto che la proiettava, aveva una sua anima indipendente che interagiva con le geometrie del mondo. Questo lavoro fu molto apprezzato, ricordo che tra collezioni pubbliche e private dispersi più di cinquecento polaroid, tutte diverse e tutti pezzi unici.

I colori della metafisica
La fotografia nell’ultimo secolo ad oggi. Cosa pensa dell’avvento del digitale e dell’importanza che si da alla post produzione? E’ davvero paragonabile agli interventi che si facevano in camera oscura cosi come affermano i sostenitori del Raw e del fotoritocco?
Anche io ho comprato uno stupendo dorso digitale per la mia Hasselblad analogica.
All'inizio ero impaurito, poi ho capito che è straordinario. La qualità è cresciuta e Photoshop, se saputo usare, fa cose che prima con le mani sotto la luce dell'ingranditore erano difficili e imprecise. Tutto è lecito nel mondo delle immagini, però, quello che spesso manca è la capacità creativa cioè la testa dell'operatore, dell'artista che sta dietro all'attrezzatura. Molto spesso oggi basta "inguacchiare" (tradotto dal napoletano: mettere a casaccio colori e cose) il più possibile e si pensa di aver realizzato un’opera d'arte. Quindi che ben venga il digitale ma che vengano però anche artisti veri e idee nuove.



La fotografia oggi è alla portata di tutti. Lei auspica ad un ritorno all’analogico e in una recente intervista ha dichiarato che la fotografia ha perso molto e che di foto belle in giro se ne vedono davvero poche. Lei si è allontanato perché deluso o semplicemente perché ha trovato una nuova fonte di alimentazione nella caccia ai graffiti?
De Luca ha ritratto molti personaggi
del mondo dell'arte e della cultura
C'è troppa copia in giro. Tutti fanno ma pochi lasciano un segno. Come diceva un mio amico : "Dopo la tempesta quello che resta è autentico".Ai posteri dunque l'ardua sentenza,fra qualche anno resterà soltanto quello che merita di essere ricordato. Nella mia vita, come ho spiegato prima, riaffiorano e si alternano varie fasi, io non abbandono mai nulla. Ora è tornato di nuovo il momento della fotografia. Sto preparando un lavoro sui segni di Napoli. L'unica differenza da prima, è che probabilmente le mie nuove fotografie saranno pubblicate maggiormente su internet. Non credo che oggi le sole mostre e i soli libri siano utili in termini di divulgazione di un prodotto d'arte. Il Cacciatore di Graffiti, continua a operare. Sono affascinato dalla Street art. Credo che con la mia perfomance molti si siano avvicinati a questa nuova forma d'arte. Continuerò a inviare con internet i miei messaggi ancora per molto tempo. Fino ad oggi ho raggiunto nelle loro case più di 100.000 persone di ogni età.

La fotografia deve raccontare o lasciare immaginare?
Ci sono fotografie che documentano ed altre che lasciano libera l'immaginazione. Io cerco di realizzare immagini (come nei ritratti di donne napoletane e anche in quelle sulle città italiane) in cui, per le inquadrature e per gli oggetti che correlo fra loro, realtà e immaginazione danno origine ad una sintesi surreale.

A proposito dei suoi ritratti surreali in bianco e nero che hanno fatto il giro del mondo, qual è stato il soggetto che l’ha colpita particolarmente e chi avrebbe piacere di fotografare oggi?
Amo tutti i personaggi che ho fotografato. Tutti mi hanno dato qualche cosa ma diciamo che quando andai da Pupella Maggio, i suoi racconti con Eduardo e il suo viso pieno di verità mi incantarono. Sicuramente non lo scorderò mai. Chi vorrei ritrarre ? Se potessi viaggiare indietro nel tempo sicuramente Totò.

Per alcuni anni, lei ha insegnato ed esposto a Montecitorio, chi è invece il politico di oggi che potrebbe incuriosirla per un ritratto?
Mi piacerebbe fotografare Berlusconi senza lifting, senza trapianto di capelli e senza fondotinta naturale con le rughe dei suoi anni, insomma… non ho niente contro di lui e contro nessuno perché non mi interessa la politico, questo però m’incuriosirebbe..
Un fotografo del passato e uno del presente?
Irving Penn e Annie Leibovitz.

Consiglio a chi vuole fotografare: cosa fare e cosa non fare

Per chi vuole imparare: guardare, guardare,guardare! Guardare le immagini dei grandi fotografi e meditare su ogni scatto, valutando anche lo scheletro strutturale, il taglio, l'inquadratura e imparare a leggere le immagini come si fa con una poesia, con la frase di un libro. Anche le immagini hanno una grammatica. Ci vuole più consapevolezza nello scatto e nessuna casualità. Per il resto, per il lavoro è un brutto momento, anche per i reportage; internet ha velocizzato tutto,i servizi sono ormai in tempo reale. Aspettiamo tempi migliori. Speriamo che la Fotografia, quella con la F maiuscola, ritorni ad essere amata da molti.

Tra i nuovi progetti di De Luca una raccolta fotografica sui segni di Napoli
e il video" Partita a golf di Augusti De Luca- passatempo di un artista a Napoli"
Passiamo all’arte sommersa,lei da qualche anno va a caccia di graffiti che colleziona, come è nata questa passione e come mai secondo lei non viene considerata una forma d’arte?
Quando a Napoli conobbi agli inizi degli anni’80 Keith Haring, m’innamorai immediatamente dei suoi lavori. Mi affascinava quel suo tratto semplice, preciso e allo stesso tempo geniale. A partire dal 2005, dopo aver trascorso alcuni anni a Roma, tornato a Napoli, mi sono accorto che sui muri della città c’erano tanti pezzettini di carta colorati che mi ricordavano appunto le opere di Haring, Ronnie Cutrone e Kenny Scharf. Ne sono stato subito colpito. Avevo sempre avuto la tentazione di prenderli. Io ancora non sapevo nulla di “Street Art”. Non sapevo cosa fossero questi disegni, non sapevo che si trattasse di una specifica corrente artistica. Cominciai a raccoglierli perché mi piacevano e perché in questo modo sapevo di poterli preservare dall’usura dello smog e della pioggia che col tempo li avrebbe rovinati. Da quel momento con la mia compagna Nataliya prendemmo l’abitudine di andare “a caccia” in giro per la città muniti di uno scaletto. Molti pezzi li ho poi restaurati, e così ho raccolto un buon numero di pezzi a testimonianza di un preciso periodo storico della Street Art Napoletana.

Da qui nasce il nome leggendario de Il Cacciatore di Graffiti..
Armato di scaletto,con una vernice particolare,
De Luca rimuove,restaura e colleziona graffiti
promuovendo la Street Art nel mondo.
Conobbi casualmente Luca Borriello dell’Osservatorio Nazionale sulla Street Art. Quando venne a casa mia rimase sorpreso dalla collezione, riferì di questa mia attività ad una giornalista de “Il Mattino” che si innamorò della storia e mi chiese le fotografie che documentavano l’operazione. Inaspettatamente mi ritrovai pubblicato in un articolo a cinque colonne intitolato “Il Cacciatore di Graffiti”.E’ stato quindi “Il Mattino” a ribattezzarmi “Graffiti Hunter”. Più tardi poi pensai di dare un seguito alla prima parte della performance, valorizzando la Street Art, portandola con internet nella casa di tutti, cercando di incuriosire la gente comune, l’operazione era si artistica ma diventava anche popolare. All’inizio mi sono beccato molte accuse da parte dei writers che all’oscuro della natura dell’ operazione mi accusavano del furto delle loro opere. Comunque, c’è stato un crescendo di attenzione verso la mia pagina su internet, e coloro i quali all’inizio erano contro di me, passavano dalla mia parte. Moltissimi sono i writers che dicono :“continua così, almeno c’è una voce che ci da man forte”. Il momento favorevole per il mio esperimento, è coinciso con il periodo in cui lo Stato si era messo contro gli artisti, appesantendo le pene per chi “imbrattava i muri”. Da questo momento la mia performance è l’unica risposta che i writers possono dare alle istituzioni. Mi sono accorto che tantissima gente non conosce la Street Art e molti di quelli che credevano che questi “pezzi di carta” attaccati ai muri fossero immondizia, adesso si stanno ricredendo.
Ormai la Street Art è considerata a tutti gli effetti vera e propria arte, basti pensare a quanti musei internazionali hanno dedicato grandi mostre a questo genere. E' importante che sia conosciuta e riconosciuta da tutti perché è per tutti.


Il graffito più bello che ha collezionato?
Sicuramente alcune serie del napoletano Kaf.

“Si acchiappano le ragazze” facendo il Cacciatore di Graffiti?

Erano altri tempi! ho smesso di acchiappare le ragazze per acchiappare i graffiti.

Quale pensa potrebbe essere la sua prossima missione se si concludesse il ciclo dei graffiti?

Io posso continuare tranquillamente ad essere il Cacciatore di Graffiti anche facendo altro. Come dicevo prima, sto preparando un lavoro fotografico su Napoli ed ho appena terminato un video - performance dove denuncio l'enorme quantità delle buche stradali a Napoli, causa di tanti incidenti. Il video è su Youtube e si intitola "Partita a golf di Augusto De Luca - passatempo di un artista a Napoli".Poi, tramite due inviti partiti da facebook, ho contattato più di 10.000 persone per una partita a golf nelle buche stradali di Napoli in Piazza del Plebiscito il 15 agosto alle ore 18. Ci sono già circa 600 adesioni e 400 in forse. Non ho ancora deciso però se effettivamente quel giorno ci sarà un evento o quest'invito resterà solo una provocazione - denuncia.

Una citazione
" l'arte è plagio o rivoluzione " Paul Gauguin.

Una foto
Il ritratto a John Ford di Richard Avedon

Un disco
" Imagine " di John Lennon

Un film
" Forrest Gump "con Tom Hanks

Un libro
" Cent'anni di solitudine " di Gabriel Garcia Marquez

Un rumore e un profumo
Il click della mia Hasselblad. e il profumo della pastiera

Effe come … ?
Fede.

Grazie mille. Non so più quando mi ricapiterà di intervistare uno dei miei miti viventi..
Mò nunn’ esagerà(sorride).

 



 



giovedì 7 luglio 2011

Intervista a Nunzia Passaro



a cura di Valentina Turci



Nuovo giorno, nuova intervista. Ormai siamo vicini al giorno X, la Maratona fotografica "effe come foto" è alle porte e oggi conosciamo una delle partecipanti nella categoria "Amatoriali". Nunzia Passaro, classe 1988, sarà in gara il 16 Luglio per vincere uno dei premi in palio. Conosciamola meglio.


Come ti sei avvicinata la mondo della fotografia?

Mi sono avvicinata alla fotografia come un po’ la maggior parte degli appassionati/professionisti, ovvero per caso , passando al mondo “reflex” quando la compatta cominciava a starmi stretta. Nella mia famiglia la fotografia è sempre stata legata al “collezionare ricordi” e non un mezzo per esprimersi. Sono figlia della mia epoca, della tecnologia e del bombardamento di immagini e in questo caos provo a comunicare quel che io “vedo”.


Un giorno vorresti che diventasse il tuo lavoro?

Assolutamente si e buona parte dei miei sforzi convogliano in quella direzione.
Guardando le tue foto ho notato che ti piace molto fotografare i dettagli e costruire i soggetti che poi riporti nelle tue foto, hai un tuo stile ben preciso o sei ancora in fase di sperimentazione?
Credo non si finisca mai di studiare e sperimentare, per fortuna! Diciamo che sto trovando la mia strada e il mio modo di comunicare ma ho ancora davvero molto da imparare.


Le tue foto, inoltre, hanno un tono molto dark. A cosa è dovuto?

Ahahah beh non tutte fortunatamente. Dipende molto dal cosa mi trasmette quel che decido di fotografare e sono attirata tanto dai toni cupi e dai contrasti quanto dai colori vivi e vibranti .Anche il tono è parte fondamentale del “messaggio” veicolato dall’immagine.
Nella tua pagina di facebook affermi che poco importa se una foto è fatta bene o meno, questo perché ciò che riveli sono i tuoi pensieri, il tuo mondo intimo,infatti molte foto sono autoritratti. Da dove nasce il bisogno di raccontarsi come sei o di cosa vorresti essere?
Non è quello che intendevo, anzi! La mia era più una provocazione sul fatto che in un’epoca dove la realizzazione di buone immagini è alla portata di una fetta di popolazione molto più ampia che in passato, c’è bisogno di una riflessione più attenta e profonda sia sul mezzo di comunicazione scelto sia sulla comunicazione trasmessa. Se non credessi nel lavoro che c’è dietro una foto “fatta bene” farei meglio a cambiare strada.
Per quanto riguarda il bisogno di raccontarsi è strettamente connesso al mio modo d’essere. Sono una persona fondamentalmente timida e la difficoltà per quelli come me è trovare un mezzo per esprimersi, che li faccia sentire liberi e a proprio agio. Trovato il mezzo giusto si comincia a parlare anche troppo!


Qual è il tuo rapporto con Photoshop?

Photoshop è un mezzo dal potenziale enorme. Per quanto mi riguarda è l’evoluzione della camera oscura e mi aiuta ad ottenere l’immagine che voglio. Fondamentalmente la vedo in modo semplice. Quando si tratta di fotografia giornalistica sarebbe preferibile un approccio più fedele alla realtà mentre con la fotografia artistica ci si possono prendere più libertà.


Scopriamo meglio chi sei, quali sono le tue passioni, oltre la fotografia?

Moltissime!Musica, fumetti, animazione, cinema. Tutte però finiscono col riflettersi nel mio modo di fotografare.


Qual è la tua fonte d’ispirazione, sia nella vita che nella tua arte?

La mia fonte di ispirazione è nella realtà che mi circonda, filtrata dalla mia immaginazione . Sono i miei pensieri e quel che mi colpisce.


Il 16 Luglio parteciperai alla Maratona fotografica organizzata da “Effe Project”. Sarai nella categoria “Amatoriali” e dovrai affrontare otto temi, ancora sconosciuti. Cosa ti aspetti?Per te sarà un gioco o una vera e propria competizione?

Un gioco E una competizione! Affrontare i giochi con un pizzico di ambizione e “agonismo” non guasta mai e spinge a dare il meglio. Ma soprattutto divertendomi!


Qual è sarà il tuo approccio alla gara? Come pensi di costruire le tue idee e il set per vincere?

Con i due mezzi più potenti a mia disposizione. Osservazione e riflessione.


Ultima domanda, Effe come…?

Effe come Francesca Woodman (fotografa statunitense n.d.r.).


Se anche voi avete voglia di mettervi in gioco, iscrivetevi alla Maratona. Avete tempo fino al 9 Luglio.
(V. Turci)

mercoledì 6 luglio 2011

Intervista a Gaetano D'auria


a cura di Valentina Turci

Manca poco alla Maratona fotografica "Effe come foto". Oggi ho sottoposto ad "interrogatorio" Gaetano D'auria, fotografo per passione e per lavoro, che parteciperà come concorrente nella sezione "professionisti". Conosciamolo meglio.


Com’è nata la tua passione per l’arte della fotografia?

È nata perchè mi ha sempre affascinato l'arte figurativa, la pittura in genere, e lo studio della luce in Caravaggio, primo fotografo a mio avviso per la gestione della luce nonostante non imprimesse la stessa ma la dipingesse, non sapendo dipingere ho cominciato con una compattina a scattare le prime foto.


Da Hobby si è trasformato in un vero e proprio lavoro.

Si, si è trasformato man mano in lavoro. In verità, sarebbe restato solamente un passatempo domenicale se non avessi incontrato sulla spiaggia una persona che mi ha aperto le “sinapsi” sulla fotografia, e se un amico non mi avesse proposto “per scommessa” di fare delle foto ad una comunione. Poi tutto il resto è storia! Fondamentalmente, il bello è che durante la cerimonia, fotografo secondo il mio stile, la stanchezza è relativa poiché è la mia passione: realizzare immagini che solo qualche istante prima avevo ben definite nella mia mente rende piacevole anche lavorare con il caldo di questi giorni.


Qual è il soggetto che più ti piace catturare nelle tue foto?

Mi piace fotografare le persone ( principalmente le persone umili), sia come ritratti singoli sia ritratti ambientati in stile reportagistico, cogliendo le espressioni o le emozioni delle figure immortalate.


I tuoi scatti sono spesso in bianco e nero, vuoi spiegarci il perché?

Adoro il bianco e nero non per moda o per partito preso, ma perchè la fotografia è nata in bianco e nero e, come dicono i GRANDI MAESTRI, solo un buon bianco e nero è capace di rendere al meglio le sfumature del colore. Non a caso la fotografia monocromatica è tale, non perchè la scattiamo con una pellicola bn o perchè col pc la convertiamo in bn, ma perchè lo scatto in origine è pensato in bianco e nero (non so se rendo l'idea).


Per te conta più la tecnica o il cuore e la passione mentre scatti le tue foto?

Eheheh questa domanda non me l'aspettavo... chi mi conosce sa come la penso in merito, ma risponderò senza sollevare polemiche. Sicuramente in fotografia conta avere “l'occhio” o il famoso “manico”, ma da solo questo non basta, perchè altrimenti ci limitiamo solo ad inquadrare e scattare: impostando la reflex in Automatico fa tutto lei. Io ho cominciato con la pellicola e poi son passato al digitale. Mi sono sempre documentato su quello che riguarda la gestione della luce, l'utilizzo dei tempi e dei diaframmi e tutto quello che riguarda la parte tecnica e realizzabile, perchè credo che la sola pratica sia il limite maggiore per chi fotografa senza senno di causa e per chi si avvicina alla fotografia per il solo vezzo di possedere una entry level digitale.

Hai appena allestito una tua Mostra fotografica nominata “Dal sud”, raccontaci un po’ di cosa parlavano i tuoi scatti e soprattutto com’è andata?

La mostra è andata abbastanza bene, c'è stato un buon riscontro nonostante che, in concomitanza dell'apertura, ci siano stati gli scontri tra i lavoratori fincantieri e la polizia e a castellammare c'era un clima non buono. Comunque i miei scatti sono stati tutti immortalati al sud. Ritraggono persone, momenti e situazioni della vita reale e, come ho detto sopra, attraverso gli umili e i meno abbienti cerco di raccontare quello che è il sud.

Il 16 Luglio sarai uno dei concorrenti della Maratona fotografica “Effecome foto” nella sezione professionisti; i temi da affrontare saranno otto, cosa ti aspetti?

Innanzitutto sono molto entusiasta di questa iniziativa, davvero molto geniale il fatto di organizzare una maratona fotografica con ben 8 temi, io non ci avrei mai pensato. Comunque mi auguro solo che i temi siano di facile realizzazione ahahahah...

Per te sarà più un gioco o una sfida all’ultimo sangue?

È soltanto un gioco. Mi auguro che anche altri amici e i fotografi della zona abbiano aderito all'iniziativa, anche perché, attraverso il confronto, si puo' migliorare e si può diffondere la cultura. Anche se, tra i fotografi cerimonialisti in genere, non c'è alcuna “cultura fotografica” quindi dubito nella loro adesione: spero di sbagliarmi e di ritrovarli, con piacere, in gara!

Ultima domanda, ma non per questo meno importante, “Effe come…”?

Effe come EFFEralgan? Ahahahha, scherzo. Effe come “fotografia”. Ciao e in bocca a lupo a tutti i partecipanti.


Le iscrizioni alla Maratona Fotografica "Effecomefoto" sono aperte fino al 9 Luglio. Visitate il Blog o la pagina facebook "Effe Project" per ulteriori informazioni.

(V. Turci)

martedì 5 luglio 2011

Augusto De Luca: Il Cacciatore di Graffiti


È nato a Napoli. Compiuti gli studi classici si è laureato in giurisprudenza. Nella metà degli anni '70 la passione per la fotografia lo ha indotto a diventare fotografo professionista. Si è dedicato sia alla fotografia tradizionale che alla sperimentazione. Ha praticato diversi generi fotografici adoperando i più svariati materiali. Alcuni autori ritengono che il suo stile si caratterizzi per un'attenzione nello scatto volto ad evidenziare le minime unità espressive dell'oggetto inquadrato. Accanto ad immagini di netto realismo nella sua produzione compaiono altre nelle quali le forme e i segni si correlano fra loro in accostamenti ispirati alla lezione della metafisica.
Conosciuto a livello internazionale ha esposto in molte gallerie italiane ed estere oltre che in sedi istituzionali come la Camera dei deputati a Roma, in diversi Istituti di Cultura Italiana e sedi universitarie all'estero[2].
Le sue fotografie compaiono in diverse collezioni pubbliche e private come quelle della Biblioteca Nazionale di Parigi, dell'Archivio Fotografico Comunale di Roma, della International Polaroid Collection (USA), della Galleria Nazionale delle Arti Estetiche della Cina (Pechino), del Museo de la Photographie di Charleroi (Belgio).
Augusto De Luca, come risulta dai suoi libri fotografici e da riviste specializzate, ha inoltre realizzato servizi fotografici per volti celebri del mondo della cultura e dello spettacolo.
Dal 2005 Augusto De Luca, nell'intento di valorizzare e salvaguardare i migliori esempi di street art sta procedendo ad un'opera di scollatura dai muri di Napoli dei più bei graffiti dei writers partenopei, raccogliendo tags di varie forme e dimensioni. Questa iniziativa lo ha portato a radunare più di 200 pezzi nella sua casa sui Colli Aminei. Si tratta di una operazione condotta in ogni angolo della città e che gli è valso l'appellativo di "Cacciatore di Graffiti". Scopo dell'iniziativa è quello di dare risalto a tali forme espressive cominciando col salvarle dall'usura e dalle intemperie a cui sono esposte per strada.[8] De Luca, attraverso l'utilizzo di un fissante per vernici, è in grado di realizzare un recupero integrale delle opere che attirano la sua attenzione. Questa attività di supporto alla street art ha inoltre costituito oggetto di una campagna divulgativa su Internet che ha attirato su De Luca l'attenzione di writers di tutto il mondo.
(fonti da Wikipedia)

lunedì 4 luglio 2011

Eliott Erwitt : Vita da cani


Nato a Parigi da genitori russi, emigrò negli Stati Uniti nel 1939.Studiò fotografia al Los Angeles City College dal 1942 al 1944, e cinema alla New School for Social Research dal 1948 al 1950. Durante la Seconda guerra mondiale servì in Francia e in Germania come assistente fotografo nell'esercito. In seguito lavorò per la Standard Oil.
Dal 1950 al 1952 Erwitt iniziò a lavorare come fotografo freelance professionista, realizzando sia servizi giornalistici sia pubblicitari (per esempio per Air France e KLM), per poi entrare a far parte dell'agenzia fotografica Magnum, fondata da Robert Capa e Henri Cartier-Bresson.
A partire dagli anni settanta si interessò per qualche tempo al video, girando spot pubblicitari e documentari. Nel 1974 pubblicò il libro fotografico Son of a Bitch, in cui erano raccolti numerosi scatti di cani ripresi in pose o situazioni buffe. Fu grazie a questo genere di foto che il lavoro di Erwitt fece il giro del mondo.

(Fonti da Wikipedia)

“Dogs Dogs è il suo capolavoro, insuperabile per arguzia e senso della dissacrazione in un mondo dove gli umani fanno d sfondo ai protagonisti canini. Sono visti come se il fotografo fosse un loro simile,capace di cogliere gli aspetti di sana e benevol ironia quotidiana”(fonti da Fotografia e Reflex)

Intervista a Gianni Cesariello


a cura di Valentina Turci

Luglio è il mese della fotografia per noi di Effe Project. La Maratona fotografica "Effe come foto" si avvicina, e quale occasione migliore per una speciale intervista a Gianni Cesariello, noto fotoreporter e fotografo Glamour, che il 16 Luglio sarà Presidente di giuria durante la Maratona.

Com’è nato il suo amore per l’arte della fotografia?

Ho cominciato a fotografare così, quasi per caso con una reflex che mi dava in prestito un mio caro amico ed ogni qualvolta che osservavo qualcosa che mi colpiva premevo lo scatto.

È stato difficile imparare da autodidatta?

No. Ho seguito qualche consiglio che mi dava un amico fotografo, consumavo almeno 5 pellicole da 36 pose ogni settimana per rendermi conto dei risultati e poi leggevo quasi tutte le riviste di fotografia degli anni ’80, in modo da seguire un po’ quello che avveniva nel mondo dell’immagine e dal punto dell’innovazione tecnologica delle fotocamere, di nuove pellicole e carte fotografiche e per approfondire le mie conoscenze su chi erano i grandi fotografi e quello che facevano: penso sia una cosa più che normale per chi è interessato ad approfondire qualcosa che ama.

La sua prima esperienza lavorativa è stata come fotoreporter per i giornali di cronaca di Napoli negli anni ’90, ha immortalato politici, fatti di camorra e perfino il Santo Padre, come ricorda quell’esperienza? E qual’è il suo scatto che più rappresenta quel periodo?

Mi reputo un ‘fotografo di strada’, uno che è nato nella cronaca nera e ne ha vissute di tutti i colori; questo è un mestiere che a Napoli ti forma, ti fa’ crescere, ti educa, ti fa’ capire le tante sfaccettature della fotografia e soprattutto della vita. Il fotoreporter è uno che spazia a 360 gradi: in una giornata passi da un servizio di nera ad un evento internazionale, da un personaggio politico ad una partita di calcio, è questo il bello! Non sei mai fermo, non hai orari, né affetti, gli unici amici sono i tuoi colleghi, l’ufficio è la tua casa ed i mobili sono la tua attrezzatura fotografica. La mia vera esperienza lavorativa l’ho fatta quando sono stato assunto in PRESSPHOTO (ex PUBLIFOTO), una delle più prestigiose agenzie fotogiornalistiche italiane corrispondente dell’ANSA e di AP (Associated Press); le mie foto, quotidianamente erano su tutte le pagine dei giornali italiani ed esteri: i capi di Stato, i grandi camorristi, gli uomini illustri, i grandi eventi, il Santo Padre. Ho fotografato Carol Woytila la prima volta a Napoli nel novembre del ’90 al suo arrivo nel porto: una grande esperienza fotografica dove tu cerchi di dare il meglio di tè stesso nell’immortalare una figura così carismatica: hai sempre pochi minuti per scattare,la Sua auto si muove lentamente tra la calca di fedeli a piazza Municipio scortata da un esercito di uomini in giacca e cravatta, con auricolari e microfonici, ai lati della vettura pronti a proteggerlo, e tu sei sempre pronto a spostarti cercando un inquadratura diversa dagli altri colleghi che si trovano in posizioni differenti dalla tua. E’ una corsa contro il tempo, ognuno di noi deve compiere la sua missione e si impegna per portarla a termine, producendo un’immagine che deve superare quello del tuo collega, un’immagine che sarà pubblicata in prima pagina, il giorno dopo, con la tua firma. E’ una sfida continua con tè stesso e proprio ciò ti carica giorno per giorno, rendendoti sempre operativo e osservatore della scena quotidiana della vita. I miei scatti del periodo in cui ero uno dei primi in cronaca sono stati quelli dei grandi boss della camorra da Cutolo ad Alfieri, a Gionta, D’Alessandro, Giuliano, Misso. Tutte foto che hanno sempre avuto le prime pagine dei quotidiani nazionali come La Repubblica, Roma, Il Corriere della Sera, La Stampa, Il Giornale, Il Manifesto e magazine stranieri come Time, Life, The New Yorker, Paris Match, Berliner Morgenpost.

Cosa l’ha spinta a passare alla fotografia pubblicitaria e glamour?

La fotografia pubblicitaria non è stata una scelta voluta; mi sono trovato in quanto avevo conseguito un master di specializzazione in fotografia di moda a Milano e fotografavo anche per aziende di costumi da mare e abbigliamento in pelle. Poi dalle modelle vestite sono passato a quelle svestite occupandomi di glamour e nudo artistico organizzando tra l’altro workshop per amatori e professionisti insieme ad un collega.

Negli ultimi anni, c’è stato un incremento di persone che si avvicinano al mondo della fotografia, anche grazie al buon prezzo di mercato. Cosa pensa di questo fenomeno?

La fotografia ha sempre affascinato un po’ tutti: certo nell’ultimo decennio, con l’avvento dell’era digitale siamo diventati tutti fotografi. E’ il mercato, Internet e i social network che hanno creato questo grande fenomeno di massa, dove dietro c’è l’interesse dei produttori di materiale fotografico ed informatico. Le vendite, stando alle stime si sono triplicate. Il problema resta quello di molti amatori che utilizzando fotocamere digitali sono abituati ad inquadrare e scattare senza conoscere i veri parametri per ottenere un ottimo scatto.

Lei ha cominciato il suo percorso fotografico quando ancora esisteva esclusivamente l’analogico, cosa pensa dell’era digitale e soprattutto dell’uso, a volte eccessivo, di Photoshop?

Come già detto sopra, penso che prima di passare al digitale bisognerebbe conoscere le regole base della fotografia (tempi di otturazione, diaframmi, profondità di campo, iso ed altri) altrimenti quando si scatta e la foto non esce buona come la si vorrebbe non si riesce a capire il perché. Photoshop è un programma che viene usato per le post-produzioni di immagini, destinate soprattutto alla pubblicità, alla moda e ai servizi matrimoniali; è logico che nel fotogiornalismo non è permesso ai fotoreporters l’uso di questo programma o per capirci meglio si possono utilizzare solo alcuni strumenti (come da codice deontologico internazionale dettato dalle agenzie interessate a questo settore). Per quanto riguarda l’uso eccessivo, noto ciò soprattutto nelle foto matrimoniali. Molti cerimonialisti nati con il digitale scattano, impostando la fotocamera su Program o Auto e pensano che con Photoshop avranno risolto il problema di ottenere un buon risultato finale: non è sempre così!

Lei sarà Presidente di giuria alla Maratona fotografica “Effe come Foto” organizzata da “Effe project”, che si terrà a Gragnano il 16 Luglio, cosa l’ha spinta a partecipare?

La fotografia mi dà da vivere però rimane il mio hobby preferito e quando Isabella Barbato, la fondatrice del gruppo tutto al femminile Effe Project, mi ha parlato di questa manifestazione che stava organizzando mi sono complimentato con lei, condividendo pienamente il progetto e mi sono sentito onorato dal presiedere una giuria che dovrà essere in grado di dare giudizi su opere altrui.

Quali saranno i suoi criteri di giudizio, sia per i fotografi amatoriali che per i professionisti?

Una buona immagine ti può colpire per il tema scelto, i colori, la luce, i soggetti in essa, il racconto…dipende: non sarà facile perché mi aspetto tanti partecipanti e quindi tante foto!

Cosa si aspetta da tutti i partecipanti della Maratona?

Foto in cui c’è l’essenza della personalità dello stesso autore e non stereotipi!

Il premio per il miglior scatto amatoriale, sarà un corso di fotografia tenuto da lei, in cosa consisterà?

Partiremo da nozioni basilari sulla fotografia analogica sino ad arrivare all’era digitale.


Per chi vuole imparare l’arte della fotografia da autodidatta, cosa consiglia?

Di partire sempre dall’analogico per capire cosa è veramente la fotografia, in secondo momento scegliere il genere di foto che ti appassiona di più e documentarsi sugli autori, le tecniche, i mezzi ed altro per seguire il tema che ti appassiona.


Infine, Effe come… ?

Effe come Fotografia…in questo caso!


( V. Turci)

sabato 2 luglio 2011

Intervista a Luca Schettino

a cura di Valentina Turci


Il mio primo intervento sul blog “Effe Project", è un’intervista dedicata al fotografo Luca Schettino, che il 16 Luglio farà parte della giuria durante la Maratona fotografica “Effe come foto”.

Com’è nata la sua passione per la fotografia?

Non è stato amore a prima vista e in famiglia nessuno si è mai occupato di fotografia. Sono stato un adolescente attento alle nuove tecnologie e il mio interesse è nato con l’acquisto di una fotocamera compatta digitale da un megapixel circa dieci anni fa. E’ solo grazie ai consigli e alla guida di un caro amico che ho potuto provare una reflex analogica. Ne ho subito acquistata una in un mercatino, ho preso delle pellicole in bianco e nero e ho cominciato a osservare i lavori dei grandi fotografi del novecento.



Ci racconti un pò dei suoi inizi.

In seguito ho trascorso centinaia di ore in strada con la macchina fotografica al collo e altrettante in camera oscura, sviluppando e stampando da solo i miei scatti. Contestualmente studiavo, non senza difficoltà, i concetti di base da una vecchia enciclopedia fotografica. Successivamente ho frequentato diversi corsi specialistici e ho studiato fotogiornalismo con Luciano Ferrara. Ho conseguito la certificazione di istruttore autorizzato Adobe Photoshop.


Cosa le da maggiore ispirazione?

La curiosità. Credo proprio che l’essenza della professione di fotografo sia quella di lasciarsi incuriosire; in questo senso ogni progetto si può definire un viaggio, che lo sia stato materialmente o no. Il tentativo di trovare un mio punto di vista all’interno di un orizzonte per certi versi sempre più inflazionato.


C’è un fotografo o un’artista che le piace particolarmente?

Tanti libri di letteratura fotografica sono sempre a portata di mano nel mio studio. Sono tendenzialmente attratto dal vero, dall’umanità ripresa senza filtri, dal mondo celato che esiste negli occhi di un essere vivente; tra “vita da cani” di Elliott Erwitt e l’antologia dei servizi di moda di Mario Testino, preferisco di sicuro il primo. In sintesi quello che mi piace particolarmente è la capacità dei bravi fotografi di cogliere nella quotidianità un attimo di inaspettata poesia.

Qual è la persona o il luogo che le piacerebbe ritrarre?

Tutte quelle che non ho ancora fotografato, fotografate nei luoghi che abitano. A pensarci mi piacerebbe creare un progetto di ritratti dell’intero pianeta, in quanti siamo ora?

Lei tiene anche corsi di fotografia, ce ne vuole parlare?

La volontà di insegnare nasce da un sentimento di rivolta contro un mercato che pubblicizza apertamente la filosofia del “non pensare, scatta! La fotocamera farà il resto.” La gravità risiede nel fatto che quest’affermazione non è solo rivolta al fotografo delle vacanze ma si è estesa al campo dell’arte privando i nuovi amatori di una coscienza che sovraintenda tutte le fasi della creazione. I miei corsi si fondano sul tentativo di scovare nuovi curiosi e renderli padroni della loro creatività attraverso la conoscenza delle tecniche fotografiche di base. Presso il mio studio sono attivi il corso base di fotografia analogica e digitale, il corso base di Photoshop e il workshop di sviluppo e stampa in camera oscura. In autunno partiranno inoltre corsi di still-life, di ritratto e di Adobe Lightroom.

Lei sarà giudice alla Maratona fotografica “Effe come foto”, organizzata per il 16 Luglio da “Effe Project”, quali saranno i suoi criteri di valutazione?

Il compito fondamentale di una giuria di un concorso fotografico è naturalmente quello di valutare le foto dal punto di vista tecnico, assegnando meriti e demeriti per quanto concerne l’esposizione, la messa a fuoco, la composizione, l’attinenza al tema, la forza espressiva del quadro, tentando di cogliere la volontà artistica dei partecipanti. Come autore di reportage sarò di certo positivamente colpito dai fotografi che saranno capaci di realizzare una serie di foto che abbia un valore per singola foto e per progetto, cioè da coloro che riusciranno a dare uno stile e una riconoscibilità all’intera produzione.

Cosa si aspetta dai partecipanti, soprattutto i più giovani?

Punti di vista originali, capacità di guardare lì dove in molti non volgono lo sguardo. Mi aspetto entusiasmo, partecipazione e la volontà di mettersi in gioco con l’umiltà e la consapevolezza che le proprie foto saranno sempre speciali per alcuni, ma che l’arte-pubblica deve inevitabilmente “arrivare” a molti. Mi aspetto, inoltre, che i fotografi sappiano rinunciare a una pesante post-produzione , concentrandosi sugli elementi costruttivi di un’immagine e sul momento decisivo.

“Quel che voglio è catturare quel minuto, parte della realtà.”( Henri Cartier-Bresson)

..in bocca al lupo.


Ultima domanda, Effe come…?

“F for fake” di Orson Welles


Luca Schettino, insieme allo staff di “Effe Project”, vi aspetta Venerdi 8 Luglio presso il suo studio in via Regina Margherita, 58 C/mare di Stabia, per le iscrizioni e tutte le Info riguardanti la Maratona fotografica.

(V. Turci)