a cura di Isabella Barbato
Per il Luglio Fotografico di Effe Project abbiamo voluto raccontare nei giorni scorsi uno dei maggiori esponenti dell’arte visiva contemporanea: Augusto De Luca, noto anche come il Cacciatore di Graffiti. Partenopeo, laureato in legge, fotografo, artista, performer di se stesso, e promotore della Street Art. Noto per la sua naturale capacità di reinventasi,trasformarsi e produrre idee. De Luca, cordiale e verace, si racconta in una lunga intervista, tra fotografia, ricordi, passioni e progetti.
|
Sul set con Carla Fracci |
Dalla laurea in giurisprudenza alla fotografia, dalla fotografia alla caccia ai graffiti, e poi performer, collezionista, musicista. Ma Augusto De Luca prima di ogni cosa è …?
Tutte queste cose le ho dentro e rappresentano più parti di me, riaffiorano alternandosi nella mia vita, ma in contro corrente, totalmente fuori moda e forse ridicolo per gran parte del mondo, prima di ogni altra cosa io mi sento figlio di Dio, avendo scoperto e apprezzato da non molto " l' amicizia" con Gesù Cristo che mi dona una pace e una serenità che certo non avevo quando rincorrevo successo, soldi, donne ecc. ecc. Oggi credo che tutto è importante, ma come un bel gioco, ha un'importanza e un valore relativo, sicuramente non assoluto come la conversione.
Lei ha cominciato per gioco “ per acchiappare ragazze davanti alla scuola” eppure la fotografia l’ha portata lontano nelle gallerie del mondo, nelle collezioni private, sui dischi, sui testi d’arte contemporanea. Quali sono i momenti o le persone che hanno segnato il suo percorso di fotografo?
|
Con Ennio Morricone per il Premio Città di Roma |
Sono tante le persone che ringrazio e a cui devo molto. Sinteticamente posso raccontare che ho iniziato per caso e sempre per caso ho cominciato ad amare la fotografia. Nel 1977 venne alla mia prima mostra, allo Spazio Libero di Napoli, il direttore della Kodak Giuseppe Alario, che entusiasta mi presentò Lanfranco Colombo direttore della storica galleria il Diaframma di Milano. Immediatamente esposi alcuni miei lavori a colori. Da quel momento si aprirono molte strade. Andai agli Incontri Internazionali di Fotografia ad Arles in Francia, conobbi la responsabile della Polaroid Colection U.S.A., il direttore della Bibliotheque Nationale di Parigi e cominciarono le mostre un po’ ovunque. L'incontro con il gallerista napoletano Lucio Amelio, poi, è stato determinante. Ho esposto con lui in due occasioni e nella sua galleria, ho conosciuto artisti straordinari come Andy Warhol, Keith Haring, Joseph Beuys, Robert Mapplethorpe, che sicuramente mi hanno insegnato molto anche dal punto di vista manageriale. Grazie alla mia attività ho conosciuto e ritratto anche tanti personaggi del mondo dell'arte e della cultura che mi hanno arricchito con la loro enorme umanità. Da ricordare è l'incontro con Ennio Morricone nel 1996. Da questa collaborazione è nato il libro Roma Nostra Gangemi editore, per il quale entrambi abbiamo ricevuto il Premio Città di Roma. Sempre in quel periodo la Telecom mi incaricò di realizzare le immagini per tre schede telefoniche su Napoli e quattro con le immagini di Berlino, Dublino, Bruxelles e Parigi per una tiratura totale di 19 milioni di pezzi. Tutti collezionavano schede. Questa fu una grande soddisfazione; tante piccole mie foto invasero l'Italia.
|
Le Ombre su Polaroid di De Luca |
Cosa non deve mancare nella fotografia, la tecnica, il gusto estetico o l’idea?
Credo che la fotografia sia innanzitutto un mezzo per conoscere se stessi. Proprio attraverso le immagini ho cominciato a scoprire parti di me sconosciute. Ogni scatto è filtrato da una mia emozione, da un mio desiderio e alcune volte da una mia paura. Nel ricercare inquadrature particolari, nel preferire alcuni tagli e oggetti ad altri, ho intuito cose che forse avrei capito solo facendo psicoanalisi. La fotografia per me è un ottima psicoterapia. Credo che la tecnica, il gusto e l'idea, servono, ma come il contorno che accompagna una pietanza,c'è bisogno innanzitutto di passione e sensibilità.
|
Gli scatti monumentali |
E qual è il suo stile, cosa le piace guardare e cosa la incuriosisce?
Ogni volta che ricomincio a fotografare nasce in me un’intuizione, si accende una lampadina e subito dopo, tutto è chiaro per un altro lavoro. Di volta in volta cambio "obiettivo" e sono attratto da segni e contenuti nuovi. Il critico Giuseppe Turroni attribuiva alle mie immagini una matrice neo classica, io credo che sia più marcata, specialmente nei lavori a colori, una vena metafisica, onirica. Mi incuriosisce la ricerca. Nelle mie polaroid "ombre" della metà degli anni 80' ad esempio, l'ombra viveva autonomamente dal soggetto che la proiettava, aveva una sua anima indipendente che interagiva con le geometrie del mondo. Questo lavoro fu molto apprezzato, ricordo che tra collezioni pubbliche e private dispersi più di cinquecento polaroid, tutte diverse e tutti pezzi unici.
|
I colori della metafisica |
La fotografia nell’ultimo secolo ad oggi. Cosa pensa dell’avvento del digitale e dell’importanza che si da alla post produzione? E’ davvero paragonabile agli interventi che si facevano in camera oscura cosi come affermano i sostenitori del Raw e del fotoritocco?
Anche io ho comprato uno stupendo dorso digitale per la mia Hasselblad analogica.
All'inizio ero impaurito, poi ho capito che è straordinario. La qualità è cresciuta e Photoshop, se saputo usare, fa cose che prima con le mani sotto la luce dell'ingranditore erano difficili e imprecise. Tutto è lecito nel mondo delle immagini, però, quello che spesso manca è la capacità creativa cioè la testa dell'operatore, dell'artista che sta dietro all'attrezzatura. Molto spesso oggi basta "inguacchiare" (tradotto dal napoletano: mettere a casaccio colori e cose) il più possibile e si pensa di aver realizzato un’opera d'arte. Quindi che ben venga il digitale ma che vengano però anche artisti veri e idee nuove.
La fotografia oggi è alla portata di tutti. Lei auspica ad un ritorno all’analogico e in una recente intervista ha dichiarato che la fotografia ha perso molto e che di foto belle in giro se ne vedono davvero poche. Lei si è allontanato perché deluso o semplicemente perché ha trovato una nuova fonte di alimentazione nella caccia ai graffiti?
|
De Luca ha ritratto molti personaggi
del mondo dell'arte e della cultura
|
C'è troppa copia in giro. Tutti fanno ma pochi lasciano un segno. Come diceva un mio amico : "Dopo la tempesta quello che resta è autentico".Ai posteri dunque l'ardua sentenza,fra qualche anno resterà soltanto quello che merita di essere ricordato. Nella mia vita, come ho spiegato prima, riaffiorano e si alternano varie fasi, io non abbandono mai nulla. Ora è tornato di nuovo il momento della fotografia. Sto preparando un lavoro sui segni di Napoli. L'unica differenza da prima, è che probabilmente le mie nuove fotografie saranno pubblicate maggiormente su internet. Non credo che oggi le sole mostre e i soli libri siano utili in termini di divulgazione di un prodotto d'arte. Il Cacciatore di Graffiti, continua a operare. Sono affascinato dalla Street art. Credo che con la mia perfomance molti si siano avvicinati a questa nuova forma d'arte. Continuerò a inviare con internet i miei messaggi ancora per molto tempo. Fino ad oggi ho raggiunto nelle loro case più di 100.000 persone di ogni età.
La fotografia deve raccontare o lasciare immaginare?
Ci sono fotografie che documentano ed altre che lasciano libera l'immaginazione. Io cerco di realizzare immagini (come nei ritratti di donne napoletane e anche in quelle sulle città italiane) in cui, per le inquadrature e per gli oggetti che correlo fra loro, realtà e immaginazione danno origine ad una sintesi surreale.
A proposito dei suoi ritratti surreali in bianco e nero che hanno fatto il giro del mondo, qual è stato il soggetto che l’ha colpita particolarmente e chi avrebbe piacere di fotografare oggi?
Amo tutti i personaggi che ho fotografato. Tutti mi hanno dato qualche cosa ma diciamo che quando andai da Pupella Maggio, i suoi racconti con Eduardo e il suo viso pieno di verità mi incantarono. Sicuramente non lo scorderò mai. Chi vorrei ritrarre ? Se potessi viaggiare indietro nel tempo sicuramente Totò.
Per alcuni anni, lei ha insegnato ed esposto a Montecitorio, chi è invece il politico di oggi che potrebbe incuriosirla per un ritratto?
Mi piacerebbe fotografare Berlusconi senza lifting, senza trapianto di capelli e senza fondotinta naturale con le rughe dei suoi anni, insomma… non ho niente contro di lui e contro nessuno perché non mi interessa la politico, questo però m’incuriosirebbe..
Un fotografo del passato e uno del presente?
Irving Penn e Annie Leibovitz.
Consiglio a chi vuole fotografare: cosa fare e cosa non fare
Per chi vuole imparare: guardare, guardare,guardare! Guardare le immagini dei grandi fotografi e meditare su ogni scatto, valutando anche lo scheletro strutturale, il taglio, l'inquadratura e imparare a leggere le immagini come si fa con una poesia, con la frase di un libro. Anche le immagini hanno una grammatica. Ci vuole più consapevolezza nello scatto e nessuna casualità. Per il resto, per il lavoro è un brutto momento, anche per i reportage; internet ha velocizzato tutto,i servizi sono ormai in tempo reale. Aspettiamo tempi migliori. Speriamo che la Fotografia, quella con la F maiuscola, ritorni ad essere amata da molti.
|
Tra i nuovi progetti di De Luca una raccolta fotografica sui segni di Napoli
e il video" Partita a golf di Augusti De Luca- passatempo di un artista a Napoli" |
Passiamo all’arte sommersa,lei da qualche anno va a caccia di graffiti che colleziona, come è nata questa passione e come mai secondo lei non viene considerata una forma d’arte?
Quando a Napoli conobbi agli inizi degli anni’80 Keith Haring, m’innamorai immediatamente dei suoi lavori. Mi affascinava quel suo tratto semplice, preciso e allo stesso tempo geniale. A partire dal 2005, dopo aver trascorso alcuni anni a Roma, tornato a Napoli, mi sono accorto che sui muri della città c’erano tanti pezzettini di carta colorati che mi ricordavano appunto le opere di Haring, Ronnie Cutrone e Kenny Scharf. Ne sono stato subito colpito. Avevo sempre avuto la tentazione di prenderli. Io ancora non sapevo nulla di “Street Art”. Non sapevo cosa fossero questi disegni, non sapevo che si trattasse di una specifica corrente artistica. Cominciai a raccoglierli perché mi piacevano e perché in questo modo sapevo di poterli preservare dall’usura dello smog e della pioggia che col tempo li avrebbe rovinati. Da quel momento con la mia compagna Nataliya prendemmo l’abitudine di andare “a caccia” in giro per la città muniti di uno scaletto. Molti pezzi li ho poi restaurati, e così ho raccolto un buon numero di pezzi a testimonianza di un preciso periodo storico della Street Art Napoletana.
Da qui nasce il nome leggendario de Il Cacciatore di Graffiti..
|
Armato di scaletto,con una vernice particolare,
De Luca rimuove,restaura e colleziona graffiti
promuovendo la Street Art nel mondo.
|
Conobbi casualmente Luca Borriello dell’Osservatorio Nazionale sulla Street Art. Quando venne a casa mia rimase sorpreso dalla collezione, riferì di questa mia attività ad una giornalista de “Il Mattino” che si innamorò della storia e mi chiese le fotografie che documentavano l’operazione. Inaspettatamente mi ritrovai pubblicato in un articolo a cinque colonne intitolato “Il Cacciatore di Graffiti”.E’ stato quindi “Il Mattino” a ribattezzarmi “Graffiti Hunter”. Più tardi poi pensai di dare un seguito alla prima parte della performance, valorizzando la Street Art, portandola con internet nella casa di tutti, cercando di incuriosire la gente comune, l’operazione era si artistica ma diventava anche popolare. All’inizio mi sono beccato molte accuse da parte dei writers che all’oscuro della natura dell’ operazione mi accusavano del furto delle loro opere. Comunque, c’è stato un crescendo di attenzione verso la mia pagina su internet, e coloro i quali all’inizio erano contro di me, passavano dalla mia parte. Moltissimi sono i writers che dicono :“continua così, almeno c’è una voce che ci da man forte”. Il momento favorevole per il mio esperimento, è coinciso con il periodo in cui lo Stato si era messo contro gli artisti, appesantendo le pene per chi “imbrattava i muri”. Da questo momento la mia performance è l’unica risposta che i writers possono dare alle istituzioni. Mi sono accorto che tantissima gente non conosce la Street Art e molti di quelli che credevano che questi “pezzi di carta” attaccati ai muri fossero immondizia, adesso si stanno ricredendo.
Ormai la Street Art è considerata a tutti gli effetti vera e propria arte, basti pensare a quanti musei internazionali hanno dedicato grandi mostre a questo genere. E' importante che sia conosciuta e riconosciuta da tutti perché è per tutti.
Il graffito più bello che ha collezionato?
Sicuramente alcune serie del napoletano Kaf.
“Si acchiappano le ragazze” facendo il Cacciatore di Graffiti?
Erano altri tempi! ho smesso di acchiappare le ragazze per acchiappare i graffiti.
Quale pensa potrebbe essere la sua prossima missione se si concludesse il ciclo dei graffiti?
Io posso continuare tranquillamente ad essere il Cacciatore di Graffiti anche facendo altro. Come dicevo prima, sto preparando un lavoro fotografico su Napoli ed ho appena terminato un video - performance dove denuncio l'enorme quantità delle buche stradali a Napoli, causa di tanti incidenti. Il video è su Youtube e si intitola "Partita a golf di Augusto De Luca - passatempo di un artista a Napoli".Poi, tramite due inviti partiti da facebook, ho contattato più di 10.000 persone per una partita a golf nelle buche stradali di Napoli in Piazza del Plebiscito il 15 agosto alle ore 18. Ci sono già circa 600 adesioni e 400 in forse. Non ho ancora deciso però se effettivamente quel giorno ci sarà un evento o quest'invito resterà solo una provocazione - denuncia.
Una citazione
" l'arte è plagio o rivoluzione " Paul Gauguin.
Una foto
Il ritratto a John Ford di Richard Avedon
Un disco
" Imagine " di John Lennon
Un film
" Forrest Gump "con Tom Hanks
Un libro
" Cent'anni di solitudine " di Gabriel Garcia Marquez
Un rumore e un profumo
Il click della mia Hasselblad. e il profumo della pastiera
Effe come … ?
Fede.
Grazie mille. Non so più quando mi ricapiterà di intervistare uno dei miei miti viventi..
Mò nunn’ esagerà… (sorride).