lunedì 4 luglio 2011

Intervista a Gianni Cesariello


a cura di Valentina Turci

Luglio è il mese della fotografia per noi di Effe Project. La Maratona fotografica "Effe come foto" si avvicina, e quale occasione migliore per una speciale intervista a Gianni Cesariello, noto fotoreporter e fotografo Glamour, che il 16 Luglio sarà Presidente di giuria durante la Maratona.

Com’è nato il suo amore per l’arte della fotografia?

Ho cominciato a fotografare così, quasi per caso con una reflex che mi dava in prestito un mio caro amico ed ogni qualvolta che osservavo qualcosa che mi colpiva premevo lo scatto.

È stato difficile imparare da autodidatta?

No. Ho seguito qualche consiglio che mi dava un amico fotografo, consumavo almeno 5 pellicole da 36 pose ogni settimana per rendermi conto dei risultati e poi leggevo quasi tutte le riviste di fotografia degli anni ’80, in modo da seguire un po’ quello che avveniva nel mondo dell’immagine e dal punto dell’innovazione tecnologica delle fotocamere, di nuove pellicole e carte fotografiche e per approfondire le mie conoscenze su chi erano i grandi fotografi e quello che facevano: penso sia una cosa più che normale per chi è interessato ad approfondire qualcosa che ama.

La sua prima esperienza lavorativa è stata come fotoreporter per i giornali di cronaca di Napoli negli anni ’90, ha immortalato politici, fatti di camorra e perfino il Santo Padre, come ricorda quell’esperienza? E qual’è il suo scatto che più rappresenta quel periodo?

Mi reputo un ‘fotografo di strada’, uno che è nato nella cronaca nera e ne ha vissute di tutti i colori; questo è un mestiere che a Napoli ti forma, ti fa’ crescere, ti educa, ti fa’ capire le tante sfaccettature della fotografia e soprattutto della vita. Il fotoreporter è uno che spazia a 360 gradi: in una giornata passi da un servizio di nera ad un evento internazionale, da un personaggio politico ad una partita di calcio, è questo il bello! Non sei mai fermo, non hai orari, né affetti, gli unici amici sono i tuoi colleghi, l’ufficio è la tua casa ed i mobili sono la tua attrezzatura fotografica. La mia vera esperienza lavorativa l’ho fatta quando sono stato assunto in PRESSPHOTO (ex PUBLIFOTO), una delle più prestigiose agenzie fotogiornalistiche italiane corrispondente dell’ANSA e di AP (Associated Press); le mie foto, quotidianamente erano su tutte le pagine dei giornali italiani ed esteri: i capi di Stato, i grandi camorristi, gli uomini illustri, i grandi eventi, il Santo Padre. Ho fotografato Carol Woytila la prima volta a Napoli nel novembre del ’90 al suo arrivo nel porto: una grande esperienza fotografica dove tu cerchi di dare il meglio di tè stesso nell’immortalare una figura così carismatica: hai sempre pochi minuti per scattare,la Sua auto si muove lentamente tra la calca di fedeli a piazza Municipio scortata da un esercito di uomini in giacca e cravatta, con auricolari e microfonici, ai lati della vettura pronti a proteggerlo, e tu sei sempre pronto a spostarti cercando un inquadratura diversa dagli altri colleghi che si trovano in posizioni differenti dalla tua. E’ una corsa contro il tempo, ognuno di noi deve compiere la sua missione e si impegna per portarla a termine, producendo un’immagine che deve superare quello del tuo collega, un’immagine che sarà pubblicata in prima pagina, il giorno dopo, con la tua firma. E’ una sfida continua con tè stesso e proprio ciò ti carica giorno per giorno, rendendoti sempre operativo e osservatore della scena quotidiana della vita. I miei scatti del periodo in cui ero uno dei primi in cronaca sono stati quelli dei grandi boss della camorra da Cutolo ad Alfieri, a Gionta, D’Alessandro, Giuliano, Misso. Tutte foto che hanno sempre avuto le prime pagine dei quotidiani nazionali come La Repubblica, Roma, Il Corriere della Sera, La Stampa, Il Giornale, Il Manifesto e magazine stranieri come Time, Life, The New Yorker, Paris Match, Berliner Morgenpost.

Cosa l’ha spinta a passare alla fotografia pubblicitaria e glamour?

La fotografia pubblicitaria non è stata una scelta voluta; mi sono trovato in quanto avevo conseguito un master di specializzazione in fotografia di moda a Milano e fotografavo anche per aziende di costumi da mare e abbigliamento in pelle. Poi dalle modelle vestite sono passato a quelle svestite occupandomi di glamour e nudo artistico organizzando tra l’altro workshop per amatori e professionisti insieme ad un collega.

Negli ultimi anni, c’è stato un incremento di persone che si avvicinano al mondo della fotografia, anche grazie al buon prezzo di mercato. Cosa pensa di questo fenomeno?

La fotografia ha sempre affascinato un po’ tutti: certo nell’ultimo decennio, con l’avvento dell’era digitale siamo diventati tutti fotografi. E’ il mercato, Internet e i social network che hanno creato questo grande fenomeno di massa, dove dietro c’è l’interesse dei produttori di materiale fotografico ed informatico. Le vendite, stando alle stime si sono triplicate. Il problema resta quello di molti amatori che utilizzando fotocamere digitali sono abituati ad inquadrare e scattare senza conoscere i veri parametri per ottenere un ottimo scatto.

Lei ha cominciato il suo percorso fotografico quando ancora esisteva esclusivamente l’analogico, cosa pensa dell’era digitale e soprattutto dell’uso, a volte eccessivo, di Photoshop?

Come già detto sopra, penso che prima di passare al digitale bisognerebbe conoscere le regole base della fotografia (tempi di otturazione, diaframmi, profondità di campo, iso ed altri) altrimenti quando si scatta e la foto non esce buona come la si vorrebbe non si riesce a capire il perché. Photoshop è un programma che viene usato per le post-produzioni di immagini, destinate soprattutto alla pubblicità, alla moda e ai servizi matrimoniali; è logico che nel fotogiornalismo non è permesso ai fotoreporters l’uso di questo programma o per capirci meglio si possono utilizzare solo alcuni strumenti (come da codice deontologico internazionale dettato dalle agenzie interessate a questo settore). Per quanto riguarda l’uso eccessivo, noto ciò soprattutto nelle foto matrimoniali. Molti cerimonialisti nati con il digitale scattano, impostando la fotocamera su Program o Auto e pensano che con Photoshop avranno risolto il problema di ottenere un buon risultato finale: non è sempre così!

Lei sarà Presidente di giuria alla Maratona fotografica “Effe come Foto” organizzata da “Effe project”, che si terrà a Gragnano il 16 Luglio, cosa l’ha spinta a partecipare?

La fotografia mi dà da vivere però rimane il mio hobby preferito e quando Isabella Barbato, la fondatrice del gruppo tutto al femminile Effe Project, mi ha parlato di questa manifestazione che stava organizzando mi sono complimentato con lei, condividendo pienamente il progetto e mi sono sentito onorato dal presiedere una giuria che dovrà essere in grado di dare giudizi su opere altrui.

Quali saranno i suoi criteri di giudizio, sia per i fotografi amatoriali che per i professionisti?

Una buona immagine ti può colpire per il tema scelto, i colori, la luce, i soggetti in essa, il racconto…dipende: non sarà facile perché mi aspetto tanti partecipanti e quindi tante foto!

Cosa si aspetta da tutti i partecipanti della Maratona?

Foto in cui c’è l’essenza della personalità dello stesso autore e non stereotipi!

Il premio per il miglior scatto amatoriale, sarà un corso di fotografia tenuto da lei, in cosa consisterà?

Partiremo da nozioni basilari sulla fotografia analogica sino ad arrivare all’era digitale.


Per chi vuole imparare l’arte della fotografia da autodidatta, cosa consiglia?

Di partire sempre dall’analogico per capire cosa è veramente la fotografia, in secondo momento scegliere il genere di foto che ti appassiona di più e documentarsi sugli autori, le tecniche, i mezzi ed altro per seguire il tema che ti appassiona.


Infine, Effe come… ?

Effe come Fotografia…in questo caso!


( V. Turci)

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